giovedì 27 maggio 2010

14 pagina 202 - latino.

1. Catone diceva di meravigliarsi poichè, avendo visto un aruspice, questo (lett: l'aruspice) non rideva.
2. Fai in modo che io sappia in quale giorno ti vedremo.
3. Ho voluto che tu sapessi che cosa pensavo.
4. Spero di avere ottenuto che tu mi liberi da codesto impiccio.
5. Pretendesti da me che io scrivessi come se l'ira potesse essere mitigata.
6. I cani sono nutriti sul Campidoglio, perchè diano l'allarme se sono venuti i ladri.
7. Avendo chiesto a *** che cosa facevi, mi disse che eri a letto.
8. Si dice che Teofrasto morendo abbia accusato la natura per il fatto che diede vita diurna ai cervi e alle cornacchie, agli uomini una vita così breve.
9. Il senato ci aveva incaricati di fare in modo che lo Stato non avesse a patire danno.
10. Voglio che mi rispondiate perchè mai hai avutocosì tanto coraggio da ritenere tu solo che ciò dovesse essere deriso (non sono sicura u.u)
11. Io in realtà nutro una grandissima riconoscenza verso Licurgo, che mi punì con quella pena che non potevo scontare senza una multa.

domenica 9 maggio 2010

Vers. 111 pag. 190- Attico si reca ad Atene per evitare le lotte civili.

Attico da giovane a causa della parentela con Sulpicio, che fu assassinato da tribuno della plebe (pred.), non fu immune da quel pericolo (gen.): infatti Anicia, cugina di Pomponio, aveva sposato Servio, fratello di Sulpicio. Perciò ucciso Sulpicio, poichè vide che la città era turbata dalla rivolta di Cinna e che non gli era data la possibilità di vivere a causa della sua posizione, separati gli animi dei cittadini, essendo alcuni favorevoli al partito di Silla, altri (sott.: a quello) di Cinna, pensando (sott.: essere) il momento adatto per dedicarsi ai suoi studi [non sono sicura di questo pezzo xD], si recò ad Atene. E non diversamente aiutò con le sue azioni il giovane Mario, dichiarato nemico. E affinchè quel viaggio non arrecasse alcuna perdita al patrimonio familiare, portò là gran parte delle sue ricchezze. Qui visse così che meritatamente era carissimo a tutti gli Ateniesi. Infatti oltre alla cortesia, che già era grande da giovinetto, spesso con le sue azioni alleviò la loro povertà pubblica, dando senza interesse prestiti pecuniari.
(Nepote)

domenica 18 aprile 2010

I libri Sibillini (versione di recupero latino)

Negli antichi annali è comparso questo racconto riguardo i libri Sibillini. Una vecchia straniera e sconosciuta andò dal re Tarquinio il Superbo portando nove libri, che diceva essere divine profezie, (e che) voleva venderli. Tarquinio domandò il prezzo. La donna (domandò) un prezzo eccessivo e immenso; il re, come se la vecchia agisse da stravagante a causa dell'età, la derise. Allora quella gettò nel fuoco tre libri fra i nove e li bruciò e interrogò il re, se volesse comprare i sei rimanenti al medesimo prezzo. Ma Tarquinio certamente rise molto di più di ciò e disse che la vecchia già senza dubbio delirava. La donna contemporani nuovo ciò, che contemporaneamente bruciò altri tre libri e tranquillamente chiede a quello stesso di nuovo ciò, che compri i tre libri restanti a quel medesimo prezzo. Tarquinio già si fa di volto serio e di animo più attento, comprende che non bisogna disprezzare tale costanza e sfacciataggine, compra i tre libri restanti a un prezzo non minore di quello che era stato chiesto per tutti. Ma risultò evidente che quella donna allora allontanatasi da Tarquinio in seguito non fu più vista in nessun luogo. I tre libri, chiusi in un tempio, furono chiamati Sibillini. A questi come a un oracolo si avvicinano i quindecemviri, quando devono essere consultati gli dei immortali in nome dello Stato.